Spatriati di Mario Desiati (Einaudi e Storytel): una scrittura che conquista, ma una trama che non evolve, come i suoi personaggi.

Ha vinto il Premio Strega, il romanzo Spatriati di Mario Desiati (Einaudi), narrato su Storytel letto da Paolo Russo. Una trama che conquista poco, ma una scrittura che ti travolge.

La recensione

Nei lunghi viaggi, l’audiolibro è un toccasana per la mia mente. Non posso sopportare di perdere tutte quelle ore in auto…se non posso leggere, ascolto. E non potevo esimermi dal cliccare play sul romanzo vincitore dello Strega, Spatriati, edito da Einaudi, che ho ascoltato su Storytel con la voce di Paolo Russo.

Partiamo da qui, dalla voce: pur essendo molto calda, le inflessioni dialettali romane non mi hanno convinta. Poco pathos e interpretazione, anche se il protagonista del romanzo, Francesco Veleno, è effettivamento tutto tranne ardore e slancio.

Anche la trama non mi ha conquistata, nonostante io abbia avuto desiderio di continuare e giungere alla fine.

Non si fa il tifo per nessun personaggio, nè per Claudia Fanelli, nè per Francesco. Lui la rincorre da una vita, dal giorno in cui le loro esistenze si sono intrecciate, quando la madre di Francesco si innamora del padre di Claudia.

Francesco è schivo, riservato: è un personaggio che “resta”, teme, si nasconde dietro ad una routine stanca. Claudia fugge, da Martina Franca, in Puglia, luogo natale di entrambi, a Milano, poi Londra e Berlino. Lui resta. Ogni tanto parte. Poi torna. La insegue per anni, senza muoversi, tra telefonate, attese, mail e qualche sporadico viaggio, fino a stabilirsi, per qualche tempo, a Berlino.

Qui sembra ci sia una svolta. Sembra, perchè la svolta non c’è.  Nella capitale tedesca Francesco non intreccia solo la sua vita con quella di Claudia, il cui filo invisivile non si è mai allentato nonostante la distanza, ma la intesse anche con quella di Erika, una persona sfuggente a cui Claudia si lega e all’affascinante Andria, un ragazzo georgiano che ha fatto la guerra e spera in una nuova libertà in Germania. Francesco pare scoprire un modo assurdo e piacevole insieme del vivere e dell’essere liberi: quello delle notti berlinesi e del sesso senza divieti e pudori. Una realtà che dovrebbe renderlo consapevole di quella omosessualità che ha sempre nascosto anche a se stesso. Dovrebbe. Ma non accade.

Perchè quella precarietà dell’essere Spatriati,  dal dialetto di Martina Franca “spatrièt”, emigrati, significa anche inadeguati e sbagliati. Come mancanti di qualcosa e quella ricerca continua di sè e del proprio equilibrio. É questo il filo rosso di tutto il romanzo e dei personaggi stessi, che restano. Nel continuo vagare, sono immobili.

Tutto cambia intorno a loro: la stessa Puglia, che Desiati descrive magistralmente, è in continua evoluzione, così come la città di Berlino, che vive, pulsa, ti invita a entrare nei locali e a camminare per le strade dal cielo argento che percorre Francesco, spesso senza una meta precisa.

La potenza di questo romanzo, a mio avviso, non è la trama in sè, quello jo-jo continuo tra i due protagonisti e gli slanci verso qualcosa che entrambi non raggiungono mai, ma la scrittura.

La copertina del romanzo di Mario Desiati, Spatriati (Einaudi), vicnitore del Premio Strega 2022

Mario Desiati ha una capacità di descrivere, narrare, raccontare, usare metafore, dosare i dialoghi, i colori, descrivere suoni e profumi, che mi ha rapita. Mentre ascoltavo l’audiolibro, tornavo indietro spesso per risentire una frase.

“I clichè rasserenano, perchè fanno credere a un disegno del destino, illudendo che si sia immuni dai suoi tiri mancini.”

Il libro è anche un omaggio alla Puglia e ai suoi scrittori, ma è anche un concentrato di frasi sul senso del vivere, quello che spesso per chi se ne va, è un galleggiare, un sopravvivere.

“Chi va e chi resta ha le sue ragioni. Dopo tutti questi anni lo riconosco. La vita mancata è sempre migliore di quella vissuta”.

Credo che un romanzo possa piacere oppure no, conquistare o meno, ma se il lettore arriva alla fine, come è capitato a me,  l’autore ha compiuto egregiamente il suo lavoro, perchè ha catturato la sua attenzione e lo ha condotto all’ultima riga.

Mario Desiati ha saputo condurmi là dove tutto è iniziato, a Martina Franca: la scrittura sapiente e ricercata mi ha preso per mano fino alla fine, facendomi assaporare ogni virgola e sfumatura.

Mario Desiati ha compiuti egregiamente il suo lavoro.

 

Sarah Pellizzari Rabolini
Con miei occhi #libriepalcoscenico

 

Print Friendly, PDF & Email
Share on facebook
Condividi
Share on twitter
Condividi
Share on whatsapp
Condividi

SARAH PELLIZZARI RABOLINI

Ho sempre scritto per quotidiani e webzine raccontando di libri, teatro e cinema: continuo a farlo qui, a modo mio, “Con i miei occhi”.